“L’ETICA È LA NOSTRA ARMA, IL RIFIUTO È LA NOSTRA STRATEGIA”.

Luigi Bruno

SCRITTORE

Luigi bruno, nato a Camporeale (PA) il 23 aprile del ’64.

Alla mia età di dieci mesi, i miei genitori si sono trasferiti in toscana, a Vada, a causa della impossibile convivenza con la “mafia” locale che non lasciava sperare per un buon futuro.

Sempre per la ricerca di condizioni di vita più prospere, ci siamo trasferiti nel ’70 a Livorno dove ho studiato per analista di laboratorio chimico e biologico e son cresciuto in completa autonomia dai genitori grazie alla pesca ed al lavoro iniziato già con 11 anni (non sopportavo il ruolo di padre/padrone che piaceva a mio padre).

Il rapporto di simbiosi con la natura è maturato in quegli anni e continuato per tutta la vita.

Militare in Marina a La Maddalena dove ho conosciuto una ragazza tedesca che è oggi mia moglie e ho trovato gli spunti per il primo libro pubblicato (Tuna bridge).

 

 

Terminata la leva, mi sono trasferito in Baviera dalla mia ragazza, per pochi mesi pensavo, e ci sono rimasto circa 9 anni occupandomi subito come barman in una pizzeria italiana, ancora non conoscevo il tedesco, poi come ski man e commesso nel negozio di articoli sportivi dove lavorava anche Lei ed infine in un’azienda di coperture sintetiche che mi ha portato a lavorare in tutta Europa e ad avere gli inverni liberi per viaggiare da backpackers in tutto il mondo.

Durante i lavori di riparazione della copertura dello stadio del ghiaccio di Rosenheim sono scivolato sulla superficie semicilindrica che era nel pomeriggio ghiacciata, ho perso conoscenza per un paio di minuti e, con una visita al PS del vicino ospedale e una settimana di mal di testa si concluse la vicenda.

Dopo circa un anno si presentarono delle crisi epilettiche leggerissime che divenivano sempre più frequenti fino ai 3 o 4 eventi al giorno.

Mia moglie, preoccupata, pretese che facessi delle visite e, al termine di queste mi fu diagnosticato un grosso tumore cerebrale non più operabile dal primario della clinica neurochirurgica di Monaco.

Inizio un calvario bussando alle porte dei più illustri neurochirurghi di Francia, Svizzera e Italia fino al ricovero per un check-up al Besta di Milano dove uno specializzando, oggi primario della clinica, si accorse subito che le risonanze dove il tumore era visibile non erano le mie.

Disgustato dall’accaduto mi sono ritrasferito in Italia, a Vada, e dopo un paio di anni con attività da analista non retribuita, una stagione da bagnino ed un corso da infermiere, sono stato assunto da una industria chimica delle vicinanze dove i 26 anni di attività colma di soddisfazioni lavorative fino all’undicesimo anno.

A causa dell’arrivo di un nuovo superiore che, nonostante fossi una categoria protetta per le caratteristiche epilettogene, provocò, dopo un periodo di oltre un mese lasciato solo con le mansioni di altri 4 colleghi inviati contemporaneamente in ferie, la ricomparsa di eventi epilettici ma di gravissima entità.

Dopo 9 mesi di cure e cambio farmaci sempre ad i massimi dosaggi, si è finalmente interrotta una serie di crisi che giungevano ogni 3 o 4 settimane.

Il superiore iniziò subito un comportamento da mobbing che mi obbligo a richiedere il trasferimento interno ad altri reparti, andata egregiamente poi per circa 10 anni, me lo ritrovo superiore nel 2017 e, senza speranze di convivenza, al dicembre 2020 ho deciso per le dimissioni a 4 anni dalla pensione.

La mia malattia e la disavventura lavorativa sono riprese in un paio di capitoli del romanzo ultimo pubblicato “Zitti tutti”; in ogni modo, credo che l’aver vissuto, anche se per brevi periodi, in almeno metà del ns. mondo mi abbia portato al confronto con luoghi, popoli, usi e filosofie diverse insegnandomi a cercare di comprendere a fondo le persone ed i loro sentimenti.

Prima di “Zitti tutti” ho pubblicato “Tuna Bridge” e scritto “Babbo” e “Chiudo la porta”, da quest’ultimo, il primo in ordine cronologico, ho estrapolato un racconto breve dal titolo “Il disertore” che ha vinto il Premio Letterario Nazionale “Città di Rosignano 2008” piazzandosi al primo posto ed un secondo racconto breve, l’anno successivo, “Per un sorriso” che è stato segnalato ma non è riuscito a salire sul podio. Dopo questo romanzo ne ho terminati altri due: “Bios” e “Là dove il sole è più vicino”; il primo quasi totalmente autobiografico, mentre il secondo racconta della lotta e la convivenza di una ragazza con un tumore contemporaneamente alla creazione della propria famiglia con la crescita di un figlio al quale riesce a presentare la natura incontaminata come unica possibile compagna di vita.

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